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Meloni indagata per il rimpatrio di Almasri: l’annuncio, cosa succede adesso

(Adnkronos) – Il caso della scarcerazione e del rimpatrio del capo della polizia giudiziaria libica Njeem Osama Elmasry (Almasri) approda nelle aule giudiziarie. E' la presidente del consiglio Giorgia Meloni a dare notizia di un avviso di garanzia nei confronti suoi, del sottosegretario Alfredo Mantovano, dei ministri della Giustizia Carlo Nordio e Matteo Piantedosi dopo la denuncia sulla presentata alla procura capitolina dall'avvocato Luigi Li Gotti. "La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri", ha detto la premier in un video pubblicato sui social, aggiungendo che "l'avviso di garanzia è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano".  "In relazione all’indicato procedimento gli atti sono stati inoltrati al Collegio per i reati ministeriali del Tribunale dei Ministri", si legge nella comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati nei confronti della premier, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano. Il documento è firmato dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi.  Una volta ricevuto il fascicolo, il collegio per i reati ministeriali ha 90 giorni di tempo per completare i propri accertamenti  Intanto a quanto si apprende, a seguito dell'avviso di garanzia ricevuto dai ministri dell'Interno e della Giustizia, non si terranno oggi le informative previste alla Camera e al Senato dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, sul caso Almasri.   "A me non interessa se sto favorendo o meno la Meloni", afferma dal canto suo Luigi Li Gotti, il legale che ha presentato la denuncia sul caso Almasri. "So che probabilmente sono stati commessi dei reati, che un boia è stato restituito alla Libia, per continuare a fare ciò che ha fatto sinora, e grazie al governo italiano, non alla magistratura. Il governo sapeva, tanto è vero che il decreto di espulsione è stato fatto sulla base della conoscenza degli atti della Corte Penale Internazionale", dice a 'E' sempre Cartabianca'. "Noi siamo un paese civile, non possiamo convivere con la barbarie, non è accettabile, per dignità", aggiunge. "Non è un avviso di garanzia. Io ho presentato una denuncia nominativa, come cittadino, in cui ipotizzavo due fattispecie di reato, era scontato per legge che la Procura facesse l'iscrizione nella notizia di reato", afferma. "Io non so se è stata emessa anche un'informazione di garanzia, credo che sia stata fatta un'iscrizione a seguito di una denuncia nominativa presentata e per forza ci deve essere un'iscrizione", prosegue. "L'ho fatto per dignità. Per me era insopportabile -dice Li Gotti- che venissero dette una serie di menzogne, che un boia venisse restituito alla Libia con un aereo di stato per continuare a fare quel che faceva: torture, violenze sessuali, omicidi".   La notizia dell'avviso di garanzia a Giorgia Meloni, diffusa via social dalla stessa premier, piomba a Montecitorio mentre in aula si discute il decreto Ucraina e il Transatlantico è affollato da deputati e leader. Dalle parti delle opposizioni, che sul caso Almasri hanno trovato un momento di unità, la reazione è quella di cercare di tenere separati il piano giudiziario da quello politico della vicenda. Avviso di garanzia o meno, la premier deve chiarire quanto accaduto: questa la tesi delle opposizioni che per oggi hanno convocato una conferenza stampa alla Camera. Ci saranno le testimonianze di alcune vittime del criminale libico e sono attesi anche i leader delle opposizioni.    —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)