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Ius scholae, Tajani: “Andare avanti, dobbiamo pensare a quello che sono gli italiani oggi”

(Adnkronos) – "Torno sullo ius scholae: perché io dico che bisogna andare avanti? Non perché sono un pericoloso lassista che vuole aprire le frontiere a cani e porci, ma perché la realtà italiana è questa e dobbiamo pensare a quello che sono gli italiani oggi". Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel suo intervento al Meeting di Rimini. "Bisogna guardare la realtà per quella che è. Io insisto sulla formazione, sull'identità e sulla cultura perché se accetti di essere europeo nella sostanza sei italiano e europeo non perché hai la pelle bianca, gialla, rossa o verde ma perché dentro di te hai quelle convinzioni, perché dentro di te vivi quei valori, perché dentro di te hai quell'anima europea. Se poi i tuoi genitori sono nati a Kiev, La Paz o Dakar è la stessa identica cosa", ha aggiunto il titolare della Farnesina. "Io preferisco quello che ha i genitori stranieri e canta l'inno di Mameli all'italiano da sette generazioni che non lo canta", ha scandito Tajani. Prima di affrontare il tema, il vicepremier in un passaggio molto applaudito del suo intervento aveva detto: "Non voglio parlare degli africani che poi possono diventare cittadini italiani perché poi qualcuno si arrabbia. Mi riferivo allo ius scholae, ma non c'è niente di straordinario".  A margine del suo intervento a Meeting di Rimini, Tajani ha poi replicato al video diffuso oggi dalla Lega nel quale l’ex leader Silvio Berlusconi si diceva contrario allo ius scholae: "Io conosco il pensiero di Berlusconi e non credo che Berlusconi debba essere utilizzato per fare polemiche politiche", ha affermato. "Io – ha puntualizzato Tajani – non intendo fare polemica politica con nessuno, ma so quello che diceva Berlusconi, che si riferiva a un corso di studio di cinque anni. Per noi non basta avere avuto l’iscrizione per cinque anni, noi diciamo che serve un corso di studio completo, cioè frequentare la scuola dell’obbligo fino a 16 anni, con il raggiungimento del titolo che dimostri di fatto la conoscenza e lo studio della cultura italiana. Questo -ha ribadito – è quello che diciamo e questa è una linea che garantisce molta più integrazione di quella prevista dalla legge attuale”.  E comunque, conclude Tajani, “come dico sempre, preferisco uno che non ha il cognome italiano e ha i genitori non nati in Italia che canta l’inno di Mameli ad uno che è nato in Italia, ha i genitori italiani, ma si rifiuta di cantare l’inno inno di Mameli”. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)